A chi non capita quotidianamente di essere attirato da contenuti accattivanti sul web?
Ogni giorno ognuno di noi è sottoposto a stimoli visivi che ci invitano a cliccare, incoraggiandoci a condividerne il contenuto sui social network.
Come funziona il meccanismo dietro? L’organigramma del clickbaiting
Da un lato, gli investitori pubblicitari pagano una determinata cifra, ad esempio, ogni 1000 utenti che visitano la pagina.
Dall’altro lato, i produttori di contenuti ideano le “esche” adeguate ad immagazzinare il maggior numero di views e click: più gli utenti abboccano, più i produttori di contenuti guadagnano.
Il risultato? I proventi pubblicitari online di questi clickbait contents aumentano in maniera esponenziale.
Gli introiti, seppur bassi, sono garantiti dal modello di business attuale dell’informazione digitale: lo sfruttamento delle pagine viste e cliccate dai lettori che spesso non contengono informazioni di valore o, addirittura, fake news.
Forma VS Contenuto
Il fenomeno, diffusissimo, è molto contestato dagli osservatori proprio a causa delle sue stesse falle. Prodotti unicamente per dare il meglio sul circuito dei social network, questi contenuti sono mirati ad incuriosire l’utente che, presto, si troverà faccia a faccia con articoli leggeri, notizie prive di sostanza e poco approfondite (non necessariamente bufale o informazione spazzatura).
In questo modo la sostenibilità del lavoro delle redazioni è garantita — così come l’obiettivo di soddisfare gli investitori paganti con più views possibili.
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Andrea Coccia, Fenomenologia del “click baiting”, su it, 29 luglio 2014.
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Bryan Goldberg, Viral content is going to be a terrible business model,su com, November 29, 2013
Infiniti campi di applicazione
Da Facebook ai blog, il click baiting opera anche su You Tube, la piattaforma di video sharing: vi sarà capitato di venire attratti da un’anteprima ingannevole, discorde dal reale contenuto del video.
Nell’era della digitalizzazione dell’informazione, quando si parla di clickbait marketing si parla di violazione dell’etica del web: la cosiddetta Netiquette comprende una serie di regole che dovrebbero essere rispettate durante un’interazione con utenti di internet (blog, forum, community, semplici commenti).
Il traffico virale è sempre vincente?
In realtà, recentemente il sistema di monetizzazione delle views è sotto accusa: la vendita delle pubblicità beneficia effettivamente dalle pagine viste?
I contenuti acchiappa click sono davvero efficaci nel lungo termine? Facciamo chiarezza:
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essendo sostanzialmente generici, attirano un pubblico poco compatto e difficilmente classificabile. Si tratterà di pubblico qualitativamente variabile e poco identificabile da parte degli investitori, i quali non riusciranno a trasformare gli utenti in clienti fidelizzabili e saranno più restii ad investire su un determinato sito.
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la Pagina Freeda — blog giovane e fresco, che produce contenuti concernenti l’attivismo femminile — ad esempio, attirerà invece un target ben preciso (es. ragazze dai 20 ai 35 anni). Questo non solo perché le utenti di Freeda sono persone di sesso femminile interessate a quel tipo di lettura, ma anche perché si fidano dell’autorevolezza del blog; sanno che il sito ha una propria specificità, la quale garantisce una bassa riproducibilità dei contenuti.
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il giornalismo online, a causa della genericità degli argomenti da trattare, si serve oggi di reporter di bassa esperienza – ecco che si spiega la proliferazione dei contenuti identici, con basso valore di mercato, che troviamo sul web.
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